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Opere

Durante la sua vita, Sri Ramana ha scritto poco, ma ha rivisto e corretto molti testi preparati dai seguaci che avevano raccolto i suoi dialoghi. Qui sono presentati alcuni degli scritti che possiamo considerare di sua mano perché scritti o corretti personalmente da Lui

I Quaranta Versi Sulla Realta'

(Ulladu Narpadu)

Invocazione

I - Se la Realtà non esistesse  potrebbe sorgerne il pensiero? Priva del pensiero, la Realtà vive all’interno nel Cuore, come comprendere la Realtà che chiamiamo Cuore? Conoscere Quello, è semplicemente essere Quello nel Cuore.[1]

II - Coloro che hanno paura della morte cercano rifugio ai piedi del Signore Supremo, che non ha né nascita e né morte. Morti a sé stessi e ai loro possedimenti può il pensiero della morte sorgere ancora? Essi sono immortali.

 Il Testo

 1. Finché percepiamo il mondo, dobbiamo riconoscere ad entrambi la Sorgente comune, unica ma con il potere di sembrare molti. Le immagini del nome e della forma, colui che vede, lo schermo, la luce che illumina --- tutte queste cose sono Lui. 

2. Sulle tre entità --- l’individuo, Dio e il mondo---si basa ogni credo. Quell’unica Realtà manifesta sé stessa come i tre. Si dice che "i tre sono sempre tre" solo fino a quando l'ego perdura. Perciò, essere inerente alla propria unica natura, dove l'io/ego è morto, è lo Stato Supremo.

Cinque stanze a Sri Arunachala

1.  Oceano di nettare, pieno di grazia, sommergi l’universo nel Tuo splendore!. Oh Arunachala, il Supremo stesso! Sii Tu il sole che fa sbocciare il loto del mio Cuore nella Beatitudine.

- Questa è la stanza di apertura del Pancharatna in cui in forma di stotra (preghiera di Dio) contiene l’essenza della suprema conoscenza nata dalla realizzazione. Si dice che sia un sutra molto conciso e con un significato molto più profondo di quanto possa apparire superficialmente.

Arunachala – Aruna (luce) più achala (montagna), significa il tejolinga(simbolo della luce) di Siva. Il suo significato, per l’individuo, è che quando va oltre la consapevolezza-corpo, il Sé interiore brilla puro e chiaro.

L’ordinaria perdita della consapevolezza-corpo, in violenta emozione, deriva soltanto dall’oscurità, causata volontariamente con lo scopo della realizzazione del Sé, termina nell’illuminazione del Sé, solo attraverso la grazia di Dio.

L’illuminazione distrugge l’ego, e favorisce il completo abbandono di sé al Supremo. Il Supremo è eterno; il senso di eternità è beatitudine (nettare).