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Il Chakra nello Sri Ramanasramam


MatrubhuteswaraNel sanctum sanctorum del Tempio di Matrubhuteswara, nello Sri Ramanasramam, in una piccola nicchia nella parete occidentale si trova un oggetto di culto di quarantacinque centimetri quadrati e alto in proporzione, istituito da Bhagavan Sri Ramana Maharshi. 
E’ ritagliato in un singolo pezzo di granito e poggia su una lastra d’oro sulla quale è incisa una precisa e simbolica figura geometrica. Questo oggetto è stato venerato fin dalla sua installazione nel 1949, l’anno prima che Sri Bhagavan lasciasse il corpo. La terminologia tecnica è lo Sri Chakra Meru che poggia sullo Sri Chakra Bhuprasthara yantra.

Può sembrare incoerente ad alcuni quel Bhagavan che per tutta la vita insegnò la filosofia e il sentiero Advaita o Identità dovesse nello stesso tempo inaugurare questa diversa forma di culto che appare lontana dalla Non-Dualità.

Ma giacché Egli lo fece è necessario cercare di comprendere perché, e quindi indagare sul senso dello Sri Chakra Meru, Sri Chakra yantra. Facendo ciò è bene ricordare che essi hanno carattere simbolico, i loro culti risalgono ai tempi Vedici, esistono da sempre perché rappresentano l’effluvio ispiratore divino.

Il fine di tutta la sadhana insegnata e praticata nello Sri Ramanasramam è realizzare la sempre-esistente identità tra il devoto o sé individuale e il Venerato o Supremo Sé. L’Advaita stessa è basata sul testo Vedico: Sarvam khaluidam Brahma, “Tutto questo in verità è Brahman”. Realizzare ciò è lo scopo di ogni tipo di Advaitic upasana o insegnamento. L’insegnamento è brevemente espresso in un altro verso: Isavasyam idam sarvam, yatkincha jagatyam jagat, “Tutto ciò che esiste e si muove in questo mondo fenomenico è rivestito della luminosità del Lord.” Per esprimerlo più semplicemente, dobbiamo realizzare come fine ultimo (e non soltanto conoscere teoricamente) che ogni cosa visibile e invisibile è una manifestazione del Supremo Brahman. La definizione Brahmaatmaaikya-siddhi: è realizzare che il Brahman o Supremo Sé è l’atma o sé individuale.

Il Supremo Essere è chiamato Brahmanda o 'Uovo di Brahma’  (il germe universale), e la personalità individuale è chiamato pindanda o ‘uovo embrionale’. La forma embrionale del sé individuale o la forma base da cui si è sviluppato  è chiamato andanda o ‘uovo germinale’. Il sadhaka che ha realizzato la piena espansione della sua coscienza, ascende dal pindanda al Brahmanda.  Beatitudine (ananda), pura coscienza (chinmaya), esistenza assoluta e reale (sat) è il successo della sadhana. In quello stato non ci sono né 'io’ né ‘altri’, né  sé né fenomeno, ma soltanto  il tutto che comprende Satchitananda, Essere Coscienza Beatitudine. Questo stato si riferisce al Brahman Saguna  o all’’Essere qualificato’. Oltre, è Nirguna Brahman o ‘Brahman assoluto’  non qualificato, senza attributi.

Lo Sri Chakra Meru, tipo di sadhana, istituito da Bhagavan nell'asramam mira a questo stesso obiettivo finale attraverso la concentrazione sul simbolo chiamato Meru. Il metodo, basato sugli antichi testi tantrici, è conosciuto come tantra o tantrismo. Questi sono coevi ai Veda. La sadhana è venerazione dell’ascendente aspetto di Brahman che è chiamato Tripurasundari, lo stesso Saguna Brahman che abbiamo suindicato. Naturalmente, non si deve pensare che Saguna Brahman sia qualcosa di differente dal supremo Nirguna Brahman; è soltanto un altro Suo aspetto.

La sadhana Tantrica procede attraverso il culto di una forma, o concentrazione su una forma che avrà una precisa raffigurazione. Questa forma usualmente è una figura geometrica chiamata yantra però, come spiegheremo più avanti, può essere anche un’icona. La sadhana richiede la ripetizione di mantra e l’uso dei necessari dravya o supporti nel giusto momento e nella giusta maniera. Il culto può essere eseguito soltanto da chi sia stato iniziato da un guru. I tantra  affermano che il devata o la divinità venerata, lo yantra o il simbolo usato, il mantra o formule espresse e le mantri  del devoto non sono differenti sono la stessa cosa; perciò il fine di questa venerazione è ascendere dallo stato di creatura allo stato di Creatore.

Sondando il significato di questo tipo di sadhana scopriamo che è una modalità di concetti che si concretizzano in una forma materiale, e lavorando attraverso la forma materiale superarla a livello di concetto e andare oltre fino a penetrare il più sottile livello della sua Origine. La forma materiale a cui ci si rivolge può essere una prathika o icona o un prathima o simbolo geometrico. I Tantrika usano entrambi i tipi. Entrambi sono descritti dettagliatamente negli agama o testi tantrici. L’obiettivo di questo articolo non è descrivere questo simbolismo esaurientemente ma spiegare il concetto base sottostante la venerazione tantrica. Come facciamo a rappresentare l’intero cosmo con le sue manifestazioni fenomeniche in una figura geometrica? L’andanda suindicato, è rappresentato da un minuto cerchio chiamato  bindhu intorno al quale lo yantra è costruito.

Questo punto o minuto cerchio simbolo dell’unità indifferenziata, è l’effettivo Satchitananda e conosciuto nell’individuo come l’antaryamin. A controbilanciarlo è la manifestazione, perfezione realizzata, rappresentata da un cerchio infinitamente ampio. Questo è il Brahmanda e poiché esso non ha limite, i limiti della manifestazione sono rappresentati dai quadrati al suo interno. Fuori dal bindu o stato casuale individuale, si manifestano kala e nada, luce e suono, i quali appaiono sul piano formale come forma e nome. Ma sul piano casuale che è precedente, si presentano per primi desiderio e azione, ichcha e kriya, che sono le prime due espressioni del Potere Primario o Shakti.

Così l’intero processo di manifestazione dipende ed è governato dalla Shakti che è (1) Chit-Coscienza, (2) Ichcha-volontà o desiderio, (3) Kriya-azione. Kriya è il risultato combinato dei primi due ed è rappresentato come l’apice del triangolo di cui essi formano la base. Sebbene si dica 'base’ e ‘apice’ il triangolo può essere realmente invertito, l’ apice che punta verso il basso rappresenta la discesa del Divino nel mondo manifesto. Il sadhaka è rappresentato da un altro triangolo il cui apice punta verso l’alto. I due triangoli compenetrano e nel loro cuore è il bindhu. L’ichcha dell’individuo lo porta all’azione, da queste due forze combinate sorge la coscienza che aspira in alto. La discesa del Divino e l’ascesa dell’aspirante sono così congiunte, e questa è la forma più semplice dello yantra o simbolo.  

Tra il bindhu e l’Oltre la potenza della Maha Tripurasundari, la Suprema Shakti, ha costruito per se stessa un pindanda rappresentato dalla stella a sei punte, fuori dal quale emerge il microcosmo o individuo e il macrocosmo o cosmo. E’ anche chiamato il primo pura, corpo o dimora nel quale la Mulashakti o il Principio Shakti abita. Tutte le figure geometriche usate nel chakra sono varianti di cerchi e triangoli. Un bindhu circondato da un triangolo in un cerchio può rappresentare l’intera creazione; ma per rendere completo lo yantra vi devono essere rappresentate tutte le manifestazioni di potenza. Secondo l’insegnamento tantrico la Mulashakti o il Principio Shakti  manifesta tre differenti shakti in ogni nodo del triangolo. Queste sono Sri Maha Saraswati, Sri Maha Shakti e Sri Maha Kali, le tre forme primarie della Madre. Sono le prime divinità ad essere venerate nell’universo in ogni espressione di forma e nome. I diversi aspetti sono mostrati nei triangoli più grandi. I poteri della Shakti sono innumerevoli.

Cosmicamente, ogni grande triangolo rappresenta la manifestazione più vasta e più grossolana. Ad ogni nodo di questi triangoli presiedono delle divinità a cui viene assegnato un nome. Questo diagramma della manifestazione è circondato da due cerchi concentrici, di cui l’interno rappresenta le forze centrifughe e l’esterno le centripete. I vari tipi di energie sono rappresentate dai petali di loto. Fuori dai cerchi c’è, ancora, la manifestazione più grossolana rappresentata da quadrati che circondano il pura o dimora della Devi. Ad ogni tipo di sostanza, che sia metallo, albero e creatura vivente, viene dato un posto in queste difese. Le divinità che presiedono ad ogni difesa devono essere menzionate e venerate dall’aspirante. E’ detto che lo Sri Puri o luogo in cui la Madre manifesta se stessa è circondato da venticinque difese di materie diverse e che al di là di queste c’è il potere immanifesto della Shakti. Per l’individuo l’ordine è invertito.

Ciò che è in forma di seme nel primo triangolo verticale si deve espandere, attraverso la sadhana, nei triangoli più grandi che rappresentano gli ampi poteri nascosti in lui. Infine, deve oltrepassare le difese e fondersi nell’Immanifesto che tutto permea. Non ho dato intenzionalmente i dettagli dei chakra citati nei testi, poiché il Tantrismo è una tradizione segreta che non può essere rivelata nei suoi dettagli operativi eccetto che agli iniziati. E’ sufficiente dire che ogni figura rappresenta i tattwa/principi della creazione cosmica, che è il secondo pura o dimora della Madre. E l’Oltre, i.e. il Brahamanda del cosmo, è il terzo pura.

Il Tantrismo insegna che venerando le divinità in ogni punto del diagramma si acquisisce la loro Grazia e si sviluppa il potere che esse rappresentano. Così, ciò che inizia come la semplice venerazione di una forma esteriore diventa un samskara sul piano mentale, e questi samskara si esprimeranno in quei poteri che erano, nell’individuo, soltanto virtuali o potenziali. Quelle energie conducono infine l’individuo alla piena coscienza  e beatitudine che è la natura essenziale della Madre Divina.
I Tantrici credono nella manifestazione della Madre in forma e nome, ciò significa che per loro la creazione è un fatto e non soltanto un illusione, come è per l’autentico Advaitin. L’Advaitin lavora per l’eliminazione dell’ignoranza o illusione, mentre il tantrico lavora per lo sviluppo della potenza cosmica e della coscienza. Lo scopo ultimo di entrambi è lo stesso, vale a dire l’identità con Saguna Brahma e favorire poi l’eventuale passaggio nell’oltre Nirguna(1).

Il Tantrismo, inoltre, insegna che ci sono numerosi mondi, su piani diversi, controllati da differenti potenze della Madre Divina. Lo scopo finale della sadhana è l’identificazione con il Potere senza forma e senza nome che è MahaTripurasundari, la Suprema Shakti. Ritorniamo ora al caso specifico dello Sri Ramanasramam. Lo yantra chiamato Sri Chakra Bhuprastidra è inciso su una lastra d’oro e forma la base del Meru venerato. Alla forma incisa, Bhagavan aggiunse alcune bija akshara del mantra di Kumara o Subramanya.

Il Meru prasthara è lo Sri Chakra in forma conica, il suo apice rappresenta il punto più alto di realizzazione raggiungibile dall’aspirante come risultato della sua sadhana. La mente si concentra su un solo punto e si fonde nell’indescrivibile Oltre che è la Madre. Attraverso questo chakra le divinità devono essere venerate. E’ detto che l’universo si manifesta in tre stadi, il casuale, il sottile e il grossolano. Per il Tantrico tutto ciò deve essere simbolizzato, mentre per l’Advaitin non è necessario. Il risultato finale mira ad essere lo stesso per entrambi.

Ecco perché Sri Bhagavan, che prescrisse Selfenquiry (Autoindagine) per coloro in grado di comprendere la ricerca vedantica,  istituì anche questo tipo di venerazione del tempio, per aiutare coloro che pensano che la via della ricerca del Sé sia difficile, per rendere ciascuno libero di scegliere la via  più adatta alla maturità della propria mente. Così il benefico potere che egli portò sulla terra è infuso nello Sri Chakra santificato dal suo tocco. Egli investì lo Sri Chakra e Meru Chakra del suo Divino Potere affinché quelli attratti da un sentiero più elaborato possano continuare a ricevere la sua Grazia anche dopo la scomparsa del suo corpo così come a quelli che praticheranno Selfenquiry (Autoindagine).

Egli fu presente all’installazione, soprintendendo l’intera costruzione del tempio, mostrò grande interesse allo pratishtapana aggiungendo personalmente alcuni dettagli alle forme del Chakra . Esaminò attentamente ogni pietra del tempio durante la sua costruzione e disse agli artigiani di eliminarne ogni difetto, in ogni rappresentazione sia della forma sia del rito che doveva essere celebrato e sia per le divinità che dovevano essere venerate Egli fu l’autorità ultima. E’ per sua Grazia che il Tempio Matrubhuteswara è ora Rishipratishtapita, radiante la sua Luce, la Luce della Madre. Il suo vero nome significa Ishwara (Dio) divenuto Madre, ciò a indicare l’identità tra Ishwara e Madre o tra Shiva e Shakti.  Così l’identità della dottrina advaita non è negata da questo atto di Bhagavan ma al contrario rafforzata in modo da essere accessibile a quelli che necessitano di un sentiero più rituale.

1 – Si può notare che questi due punti di vista non sono mere teorie, secondo lo stile della Filosofia Occidentale, di cui uno deve essere falso se l’altro è vero. Piuttosto ognuno è base teoretica per una concreta disciplina o sadhana. Essi non sono definiti sul piano teoretico perché le sadhana su cui poggiano conducono allo stesso scopo. (Editor)


Come giusta conclusione di questo articolo aggiungiamo una nota che riguarda l’installazione dello Sri Chakra lasciata da Alan Chadwick (vedere il 'Comunicato Asramam’ di nostra pubblicazione del Gennaio 1964).(Editor).

Bhagavan si interessò personalmente della scultura in granito dello Sri Chakra Meru che fu installato nel tempio ove è regolarmente venerato. Al tempo della Kumbhabishekam o consacrazione, nella penultima notte prima che l’acqua benedetta fosse versata sulle immagini, egli sovrintese personalmente all’installazione nel santuario interno. Era una notte estremamente calda, all’interno si scioglieva il cemento con dei bracieri di carbonella il che favoriva un aumento del calore che doveva essere insopportabile, ma Egli sedette là per circa un ora e mezza dicendo agli operai cosa fare.

L’ultima notte prima del giorno finale egli andò in processione, aprì le porte della nuova Sala e del tempio entrando direttamente all’interno del santuario dove rimase per cinque o dieci minuti con le mani poggiate sullo Sri Chakra in benedizione. Quella notte rimasi al suo fianco per tutto il tempo. Ciò era insolito poiché normalmente evitavo di prendere parte in cose di questo tipo, preferivo osservarle a debita distanza. Tuttavia qualcosa mi costrinse a stargli vicino e a causa di ciò fui in grado di testimoniare il suo profondo interesse per il tempio e in particolar modo per lo Sri Chakra.

Fu a causa di questa conoscenza che fui utile, dopo che Bhagavan lasciò il corpo, a persuadere le autorità dell’asramam a dare inizio alle Sri Chakra Puja sei volte al mese. La spiegazione di questo insolito interesse di Bhagavan può essere trovata nell’indicare che Shiva e Shakti non sono due entità separate, Shiva è in Shakti e Shakti è in Shiva. Non è abbastanza avere solo Siva. Nell’unica occasione in cui la puja fu celebrata durante la vita di Bhagavan, egli rifiutò di andare a cena nell’ora solita e insistette per rimanere ad osservarla fino alla fine. Quando qualcuno(2) notò quanto fosse stata magnifica e che sarebbe stata cosa buona che potessero essere celebrate regolarmente altre puja, Bhagavan rispose: “Si, ma chi sarà disposto a farlo?” Come ho già detto, ciò è stato fatto e indubbiamente con le benedizioni di Bhagavan.

http://www.sriramanamaharshi.org/portfolio-item/maha-puja-video-2013/

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2 – Effettivamente fu lo stesso Alan Chadwich che lo disse e s’impegnò come attento testimone.
(Editor)