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I Quaranta Versi Sulla Realta'

(Ulladu Narpadu)

Invocazione

I - Se la Realtà non esistesse  potrebbe sorgerne il pensiero? Priva del pensiero, la Realtà vive all’interno nel Cuore, come comprendere la Realtà che chiamiamo Cuore? Conoscere Quello, è semplicemente essere Quello nel Cuore.[1]

II - Coloro che hanno paura della morte cercano rifugio ai piedi del Signore Supremo, che non ha né nascita e né morte. Morti a sé stessi e ai loro possedimenti può il pensiero della morte sorgere ancora? Essi sono immortali.

 Il Testo

 1. Finché percepiamo il mondo, dobbiamo riconoscere ad entrambi la Sorgente comune, unica ma con il potere di sembrare molti. Le immagini del nome e della forma, colui che vede, lo schermo, la luce che illumina --- tutte queste cose sono Lui. 

2. Sulle tre entità --- l’individuo, Dio e il mondo---si basa ogni credo. Quell’unica Realtà manifesta sé stessa come i tre. Si dice che "i tre sono sempre tre" solo fino a quando l'ego perdura. Perciò, essere inerente alla propria unica natura, dove l'io/ego è morto, è lo Stato Supremo.

3. "Il Mondo è reale"; " No è una falsa apparenza"; " Il Mondo è Mente"; "No"; " Il Mondo è felicità"; " No" --  Che utilità abbiamo nell'argomentare così? Soltanto lasciare il mondo e conoscere il Se, andare oltre il pensiero di ‘Uno’ e ‘Due’, questa condizione senza ego è la meta comune a tutti. 

 4. Se il Se ha forma anche il mondo e Dio hanno forma, ma da chi e come la forma (del mondo e di Dio) viene vista? Senza l’occhio, lo spettacolo può esser visto? Il Sé, il vero Occhio, è infinito.

 5. Il corpo è una forma composta dalle cinque guaine,[2] quindi, tutte le cinque guaine sono implicite nel termine corpo. Senza il corpo non c’è mondo. Qualcuno ha visto il mondo senza il corpo?

 6. Il mondo e’ costituito dai cinque sensi di percezione e null’altro. Queste percezioni sono ritenute oggetti dai cinque sensi. Attraverso i sensi solo la mente percepisce il mondo, il mondo è altro dalla mente?.

 7. Sebbene il mondo e la mente sorgono e si dissolvono insieme, il mondo brilla attraverso la luce della mente. Il luogo dove il mondo e la mente sorgono, e in cui tramontano, è in quella Perfezione che  non sorge e non tramonta ma splende sempre.

 8.  Sotto qualsiasi nome o forma noi Lo veneriamo, ci conduce alla conoscenza del senza nome e senza forma l’Assoluto. Ancora, vedere il proprio Sé nell’Assoluto, sprofondare in Lui e essere uno con Lui, questa è vera Conoscenza della Verità.

 9. ‘Due’ e ‘Tre’ dipendono da una cosa, l’ego. Se ci si chiede nel Cuore, ‘Cosa è questo ego?’ e lo cerchi,  si eclissa. Soltanto coloro che hanno cercato conoscono la Verità, e non saranno più imbrogliati.[3]

 10.  Non c’è conoscenza senza ignoranza; e senza conoscenza non ci può essere ignoranza. Domandare, ‘Cosa è questa conoscenza? Cosa è questa ignoranza?’ e conoscere così il Sé principiale, questa sola è Conoscenza.  

 11. Senza consapevolezza del Sé che conosce, avere cognizione di tutti gli oggetti non è conoscenza; è solo ignoranza. Il Sé, sostrato della coscienza e del non-Sé, quando si realizza, la conoscenza e l’ignoranza periscono entrambi.

 12. La vera Conoscenza è essere privi sia della conoscenza sia dell’ignoranza degli oggetti. L’esperienza degli oggetti non è vera conoscenza. Dal momento che il Sé splende autoluminoso, per Lui non c’è nulla da conoscere, e niente per cui si conosca, il Se è conoscenza. Non è nescienza.

 13. Il Sé, che è Consapevolezza, è la sola verità. L’esperienza della molteplicità è ignoranza. Questa ignoranza, che è falsa conoscenza, non può esistere indipendentemente dal Sé. Sono falsi i vari gioielli, indipendentemente dall’oro, che è vero, essi non esistono.

 14. ‘Tu’ e ‘lui’ – appaiono soltanto quando l’’io’ è agente. Ma quando viene cercata la natura dell’’io’ e l’ego è distrutto, ‘tu’ e ‘lui’ non esistono. Ciò che splende soltanto come Uno è il vero Sé.

 15. Passato e futuro sono dipendenti dal presente. Il passato era presente a suo tempo e anche il futuro sarà presente. Il sempre-presente è il presente. Cercare di conoscere il futuro e il passato, senza conoscere l’oggi, è come contare senza il numero ‘Uno’.

 16. Senza noi non c’è tempo né spazio. Se siamo soltanto corpi saremo coinvolti nel tempo e nello spazio. Siamo soltanto corpi? Ora, allora e sempre --  qui, ora e ovunque – siamo gli stessi. Esistiamo, senza tempo e senza spazio.

 17. Il corpo è l’’Io’, sia per coloro che non conoscono il Sé sia per coloro che lo conoscono,. Ma, coloro che non conoscono il Sé l’’Io’ è legato al corpo, coloro che lo conoscono l’’Io’ splende senza legami. Questa è la differenza tra loro.

 18 . Coloro che non conoscono e coloro che sanno, il mondo è reale. Ma, coloro che non conoscono, la Realtà è legata al mondo, mentre coloro che sanno, la Realtà splende senza forma come sostrato del mondo. Questa è la differenza tra loro

 19. Solo coloro che non hanno conoscenza della Sorgente del fato e del libero arbitrio disputano su chi prevale. Coloro che conoscono il Sé come unica sorgente del fato e del libero arbitrio sono liberi da entrambi. Come possono restare di nuovo intrappolati?

 20. Vedere Dio e non il Sé che vede è vedere solo la proiezione della mente. Si dice che Dio viene visto soltanto da colui che vede il Sé; ma chi ha perduto l’ego e visto il Sé non è altro che Dio.

 21. Quando le scritture parlano di ‘vedere il Sé è ‘vedere Dio’, quale è la verità che intendono? Come vedere il Sé? Visto che il Sé è uno senza secondo, è impossibile vederlo. Come vedere Dio? Vederlo è essere consumati da Lui.

 22. Senza rivolgere la mente all’interno e immergerci nel Supremo – è la Sua luce che splende e le dà luce – come possiamo conoscere la Luce delle luci con la derivata, luce della mente?

 23. Il corpo non dice ‘io’. E nessuno dice, ‘nel sonno non c’è ‘io’. Quando l’’io’ emerge tutte le (altre) cose emergono. Con mente acuta investiga dove l’’io’ sorge.

 24. Questo corpo che è materia non dice ‘io’. L’Eterna Consapevolezza sorge e non tramonta.  Fra i due, legato dal corpo, sorge il pensiero ‘io’. Questo è il nodo tra la materia e la Consapevolezza. Questa è schiavitù, jiva, il corpo sottile, l’ego. Questo è il samsara, questa è la mente.

 25. Contenendo una forma emerge; contenendo una forma rimane; contenendo e nutrendo la forma si sviluppa. Lasciando una forma, ne prende un’altra. Quando lo si cerca, prende il volo. Così è l’ego-fantasma senza una forma propria.

 26. Quando l’ego sorge tutte le cose sorgono con lui. Quando non c’è ego, non c’è nulla. Dal momento che l’ego è tutto, la domanda ‘Cos’ è questa cosa?’ è l’estinzione di tutte le cose.

 27. Noi siamo ‘Quello’, quando l’’io’ non sorge. Senza la ricerca da dove l’’io’ sorge, come ottenere la propria estinzione da dove l'io non sorge? Senza raggiungere la propria estinzione, come rimanere nel proprio vero stato in cui il Sé è ‘Quello’?.

 28. Controllare parola e respiro, immergersi in profondità dentro sé stessi - - come chi, per trovare una cosa che è caduta nell’acqua deve immergersi --  si deve trovare la sorgente da cui l’ambizioso ego nasce.

 29. Poni fine alle chiacchiere dell’’io’ e cerca con la mente immersa all’interno da dove il pensiero ‘io’ sorge. Questa è la via della saggezza. Invece di pensare ‘Non sono questo’ ma ‘Quello io sono,’ è utile alla ricerca, ma non è la ricerca.  

 30. Quando la mente rivolta all’interno cerca ‘Chi sono io?’ e assorbita nel Cuore,  l’’io’ china il capo dalla vergogna e l’Uno ‘Io’ appare come Sé. Quando appare come ‘Io-Io’, non è l’ego. E’ la Realtà, Perfezione, l’Essenza del Sé.

 31. Per colui che è  Beatitudine del Sé, che sorge dall’estinzione dell’ego, cosa rimane da compiere? Non conosce altro che questo Sé. Come concepire la natura del suo stato?.

 32. Quando i Veda hanno dichiarato ‘Tu sei Quello’ - - non cercare di trovare la natura del Sé, e di dimorare in Lui, ma pensare ‘io sono Quello non Questo,’ è indice di debolezza. Perché, Quello dimora sempre come Sé.

 33. Dire ‘io non conosco me stesso’ o ‘ho conosciuto me stesso’ fa ridere. Ci sono due sé perché uno debba conoscere l’altro? Ce n’è Uno, la Verità dell’esperienza di tutto.

 34. La naturale e vera Realtà dimora sempre nel Cuore di tutti. Non realizzarLa e non dimorare in Essa ma disputare ‘è’, ‘non è’, ‘ha forma’, ‘non ha forma’, ‘è una’, ‘è due’, ‘non è né l’una né l’altra’, è la furberia di maya.

 35. Discernere e dimorare nella sempre-presente Realtà, è il solo conseguimento. Tutti gli altri raggiungimenti sono come i poteri goduti nel sogno. Quando il dormiente si sveglia, essi sono reali?.  Possono coloro che sono stabiliti nella Verità  esserne ingannati –saranno mai delusi?.

 36.  Se pensiamo di essere il corpo, allora diciamo a noi stessi, ‘No, io sono Quello’, è un aiuto a dimorare come Quello. Dal momento che rimaniamo come Quello – perché dovremmo sempre pensare, ‘Io sono Quello?’ Uno pensa sempre, ‘io sono un uomo’?. 

 37.  ‘Durante la ricerca, dualità; sul raggiungimento, unità’ – Anche questa dottrina è falsa. Quando diligentemente egli cercava sé stesso e più tardi, quando lo trovò, il decimo uomo nella storia era il decimo uomo e niente altro.[4]

 38.  Se siamo gli agenti delle azioni, dovremmo raccogliere i frutti prodotti dalle stesse. Ma quando ci poniamo la domanda, ‘Chi sono io, chi è l’agente dell’azione?’ e realizziamo il Sé, il senso di esserne l’agente si perde e il triplice karma termina. Eterna è questa Liberazione.

 39. Pensieri di schiavitù e di libertà esistono soltanto quando si pensa, ‘io sono schiavo’. Quando si indaga su sé stessi, ‘chi sono io, chi è lo schiavo?’ il Sé, Eterno, sempre libero, rimane. Il pensiero di schiavitù se ne và; e con lui anche il pensiero di libertà.

 40. Se chiediamo, ‘Quali di queste tre è la liberazione finale: con forma, senza forma, o con-e- senza-forma?’ Io direi, la Liberazione è l’estinzione dell’ego che indaga ‘con forma, senza forma, o con-e-senza-forma?’.

[1] Il primo detto può anche essere interpretato così: Ci può essere Conoscenza della Realtà diversamente dall’attuale Realtà?

[2] Le cinque guaine includono il mentale.

[3] “Due” sono pari come piacere-dispiacere, conoscenza-ignoranza;” “tre” sono la triade, il conoscitore, la conoscenza e il conosciuto.

[4] - E’ un riferimento a una storia tradizionale di un gruppo di dieci sciocchi che stavano viaggiando insieme. Essi dovevano attraversare un fiume e dopo aver raggiunto l’altra sponda vollero cercare se tutti loro avevano attraversato il fiume illesi. Ciascuno conta a turno gli altri, ma ciascuno contava solo gli altri nove e dimenticava sé stesso. Così essi pensavano che il decimo uomo era annegato e iniziarono a lamentarsi per lui. Passò di lì un viaggiatore e chiese quale era il loro problema. Egli capì immediatamente la causa del loro errore e per convincerli  li fece venire a lui uno per volta dando a ciascuno un colpo come passavano e dicendo loro di contare le botte.