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Iniziazione

Un Jnani aveva bisogno di fare Tapas? Venkataraman aveva già raggiunto il supremo Sé e non  aveva più bisogno di sforzarsi. Per convenienza useremo i termini Tapas e Iniziazione. I lettori non devono sbagliarsi. Il giorno stesso che Venkataraman lasciò la sua famiglia e si offrì ad Arunachaleswara, tutti i contatti della sua vita vissuta fino a quel momento si ruppero. Ma qualche simbolo rimase. Perché non abbandonare anche quelli? Aveva solo bisogno di raggiungere la beatitudine e la conoscenza del Sé, niente altro. Non tollerava nessun ostacolo al suo cammino che era fatto solo di Tapas, l’unica iniziazione (diksha). I Sastra dicono che per l’iniziazione è necessario un guru. Per Venkataraman il suo guru era Arunachaleswara. Di solito il guru da l’iniziazione toccando le parti del corpo del discepolo e gl’insegna un mantra.

Suo Padre lo iniziò solo con uno sguardo e come Dakshinamurti gli diede un messaggio attraverso il silenzio. Venkataraman iniziò ad ignorare i simboli della sua vita vissuta. Si liberò di alcuni simboli con la volontà e il resto lo lasciò senza sforzi. Così la vita esteriore e quella interiore diventarono sincronizzate.

Venkataraman strappò e buttò via il pezzo di carta su cui Muthukrishna Bhagavatar scrisse il suo indirizzo, ma aveva ancora il sacchetto di dolci e pochi soldi. Dopo aver offerto sé stesso ai piedi del Padre, al tempio di Arunachaleswara, Venkataraman uscì nel grande tempio di questo mondo.

Camminò senza meta e raggiunse la vasca sacra Ayyankulan che si trovava a Est della montagna Arunachala. Si ricordò del pacchetto di dolci e disse, “Anche questa ha bisogno di dolci? E lasciò cadere il pacchetto nella vasca. Fin dalla nascita Venkataraman aveva folti capelli neri, erano una sua bellezza naturale. Il corpo ha bisogno di essere decorato? Perché perdere tempo a curarlo? Mentre tornava dal luogo dove si trovava la vasca sacra, qualcuno gli chiese se voleva rasarsi i capelli. Venkataraman accettò e lo sconosciuto lo portò a casa del barbiere, che di solito lavorava al Tempio. Rimasto solo, Venkataraman si chiese come mai lo sconosciuto gli aveva chiesto se voleva rasarsi i capelli e poi lo aveva portato lì. Il barbiere gli disse che di solito faceva pagare di più quelli che volevano rasarsi al Tempio, ma per lui lo avrebbe fatto a buon prezzo; gli rasò i capelli in poco tempo.

Venkataraman camminò per il Tempio finché non raggiunse il giardino nella parte Est della vasca Sacra. Lì si strappò le vesti che indossava e le gettò nella vasca eccetto il perizoma che è il simbolo di castità nel mondo, in parole e azioni. Il Padre aveva sconfitto il desiderio (kama), poteva il figlio essere diverso? Così Venkataraman buttò via anche le poche monete che possedeva.

Il yagnopaveetam ( la corda sacra) indica la nascita e la tradizione Braminica. Questo indicava a sua volta che Venkataraman era un Bramino, figlio di Sudaram Iyer, per cui era figlio del Padre Universale, Arunachaleswara. Era al di là di qualsiasi distinzione di casta, e la corda sacra poteva causare un senso di superiorità, quindi la tolse. Dopo essersi tosato i capelli, Venkataraman non volle il lusso di un bagno (prima di entrare nel tempio, di norma si prendeva un bagno nella vasca sacra), ma il suo guru Arunachaleswara lo avrebbe lasciato violare la tradizione?

Venkataraman ricevette il voto di Sannyasa con la l’acqua piovana: mentre tornava al Tempio iniziò una pioggia torrenziale che lo bagnò completamente. Il cielo stesso, bagnandolo, provvide nel soddisfare la tradizione. Venkataraman non visitò il Tempio durante i tre anni successivi, non c’era bisogno, dopo tutto il Padre era presente nella grotta del suo cuore. Venkataraman evitò di parlare e di avere contatti con la gente. Essendo sempre immerso nel Sé e non guardando il mondo esterno come avrebbe potuto parlare? Questo silenzio era più profondo della pura voce, andava a toccare il Sé.

Due anni dopo, quando lo Svami volle parlare, fu difficile per lui, le parole che uscivano non erano chiare, non erano ben articolate, ma con il passare del tempo, l’abilità della parola ritornò sulle labbra dello Svami. Una volta disse che il silenzio dovrebbe essere la meta del Saddhaka e che dovrebbe diventare la caratteristica del Siddha. Nel suo caso, il silenzio diventò la sua caratteristica anche senza passare attraverso la fase del Saddhaka. Così ebbe la sua iniziazione.

E la vita nel mondo? Finché c’era il corpo, aveva bisogno di nutrimento. Dopotutto il corpo è lo strumento di tutta la sadhana. Venkataraman però non gli diede importanza. Per lui qualsiasi cosa succedeva al corpo, era la responsabilità del Padre. Colui che provvedeva alla vita degli uccelli, dei pesci e degli altri animali, non lo avrebbe ignorato. Svami scelse come dimora il Tempio. Per un sannyasi, le grotte di una collina, i bordi di una vasca sacra, un tempio, gli alberi di una foresta, sono tutti luoghi adatti dicono i Sastra.