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La Tradizione

La caratteristica della metafisica o filosofia dell'essere o filosofia realizzativa o sanathana dharma o tradizione unica, in tutte le sue accezioni spazio temporali o branche o rami o scuole o maestri, è l'identità del testimoniato: l'esistenza di una unica Realtà Assoluta (Brahman) accessibile per identità dell'essente attraverso la trascendenza del molteplice inteso come emanazione della stessa. Ciò viene testimoniato perché l'accesso consiste nella presa di coscienza da parte dell'essente della sua natura di Atman (Pura Realtà) o Essere identico alla Realtà Assoluta. La Tradizione (adesso con la maiuscola, avendo definito il termine) viene detta Vivente perché incarnata di volta in volta da Maestri che "risvegliati" alla Realtà Assoluta, "liberati" dal molteplice, "illuminati" dalla Conoscenza metafisica, ne lasciano testimonianza agli astanti attraverso il silenzio, la parola o l'azione.

Questa testimonianza è identica al di là del linguaggio, non presenta da migliaia di anni alcuna novità, mutamento, facilitazione, modificazione o artifizio quale che sia il Maestro che la testimoni, la marchi, la indichi, la apra, la mostri. Da tempo si chiama Tradizione proprio l'immutabilità della visione del Testimoniato, né potrebbe essere ciò differente essendo questo la Causa Prima o la Verità Ultima, insieme incausata e assoluta. E' tradizione perché l'un l'altro i Testimoni confermano la testimonianza di altri Testimoni-Maestri nominandoli (e in questa azione vengono ri-conosciuti quali co-testimoni della stessa Realtà).

Questa conferma attraverso l'uso della parola di altri Testimoni, attraverso il mutuo scambio di "adepti", attraverso la stretta adesione della testimonianza et similaria, aiuta l'aspirante a comprendere se quel Veggente o Maestro sia considerato un Testimone attendibile da parte di coloro che per lignaggio o precedente riconoscimento sono considerati Testimoni attendibili o jivanmukthaL'esistenza della gradazione nel molteplice comporta che nello spazio tempo ci sia una differenziazione della testimonianza della Realtà Assoluta e si inizino a chiamare con tale nome alcune sue sovrapposizioni.

Ne consegue che la visione di una o più queste sovrapposizioni (da Iswara-Dio a Jagat-Uninverso, sino alle varie guaine corporee) viene di volta in volta chiamata "risveglio", "illuminazione", "realizzazione". Questo ha portato ad aggiungere il termine "non-duale" accanto ai precedenti, per distinguere le testimonianze della Realtà Assoluta da quelle pertinenti una sua sovrapposizione.

Questa distinzione non inficia l'oggettività di queste testimonianze purché si sappia che esse mostrano uno o più aspetti del molteplice, né queste testimonianze sono considerate parte della Tradizione come sopra definita. Certo esse fanno parte della tradizione filosofica, spirituale e religiosa dell'uomo, possono essere considerate di ausilio per quegli aspiranti che li cerchino su certi aspetti, ma non possono essere considerate veritiere per coloro che aspirino alla Realtà Assoluta.

Una delle radici principali di riferimento dell'albero tradizionale viene considerato il trinomio Govinda-Gaudapada-Shankara anche se col terzo termine spesso si intenda un intero lignaggio di Maestri che hanno assunto il nome del primo come titolo. Costoro e coloro che a questi si sono richiamati hanno lasciato una serie di commentari a quanto viene detto Vedanta (Upanishad, Bhagvavad Gita, Brahmasutra) e che e' considerato la sintesi ultimativa dei sacri testi dell'India.

Oltre a questi commentari il loro stesso lignaggio in seguito ha lasciato altre opere e la testimonianza lasciata da tutti costoro e' stata chiamata Advaita o non dualismo.

Non essendo la realizzazione non-duale di Shankara estranea dal mondo e consapevole della natura della mente, al fine di preservare intatta nel molteplice la possibilità di accesso alla Realtà Assoluta, nonostante le degradazioni che si sarebbero manifestate proprio per la natura duale della manifestazione, Shankara lasciò i principali discepoli a capo di una alcuni cenobi, mentre lui continuò la sua vita errante nonostante si dice che abbia riservato per sé il seggio di Kanchi. Questi cenobi, ancora esistenti dopo migliaia di anni, noti col nome di Shankara Math, mantengono intatto il lignaggio di Shankara, ossia la catena ininterrotta di iniziazioni di Maestro in discepolo. I 10 ordini monastici (swami) fondati da Shankara, pur nella piena libertà della ricerca interiore fanno riferimento a questi cenobi. 

A questa Tradizione (non si entra in merito del ramo occidentale che si dipana nei Presocratici per Platone sino a Plotino, per interrompersi con la chiusura dell'Accademia) fanno riferimento queste azioni. Tradizione che ha riconosciuto (trattando dei più noti a livello internazionale) Realizzati quali Ramakrishna e Ramana Maharshi.

Non si entra in merito di altri Maestri, di loro discepoli e seguaci, perché non se ne ha titolo, ma qualora quanto da costoro testimoniato cozzi con le testimonianze della Tradizione testé definita, non si ritiene necessario ripeterla attraverso queste liste, questi siti, queste azioni, queste associazioni, questi incontri. Non è una scelta contro, semplicemente alcune testimonianze risuonano più limpide di altre per coloro che si sono dedicati a questa opera di mantenimento e trasmissione. E' probabile che per altri diverse siano le risonanze e saranno costoro a definire e trasmettere quanto non appartiene al compito che queste liste, questi siti, queste azioni, queste associazioni si sono date per l'ispirazione di chi li ha poste in essere.

Se viene chiesto sostegno questo può essere offerto, a tal scopo si sono istituiti degli strumenti che permettano sia il confronto che la condivisione degli aspetti orizzontali emanati dalle testimonianza tradizionali, questo perché non si nega il livello di Realtà di altre testimonianze che non vertono sulla Realtà Assoluta, anzi si ritiene che scopo della Tradizione sia di essere a sostegno di chiunque indaghi sulla natura dell'ente, occorre solo non favorire la confusione confondendo il degradarsi della Tradizione nel molteplice con la sua natura di pura testimonianza della Realtà Assoluta.

Non si sostiene che si debba diffondere la Tradizione, perché essa può solo essere incarnata e non certo diffusa attraverso il proselitismo o la comprensione empirica, è una episteme che può essere espressione solo della totalità di quel filosofo che rinunci al molteplice per viversi quale  noumeno. Si sostiene che essa possa essere mantenuta accessibile a coloro che chiedono, e questi non potranno che avvicinarsi proprio attraverso quella gradazione che emana "da" (il de di degradazione) la Tradizione.

Né si sostiene che qualcuno dei presenti incarni la Tradizione, questo può essere affermato solo da quegli esponenti riconosciuti della stessa Tradizione. Si sostiene solo che qui, in queste liste, in questi siti, in queste associazioni, ci si adopera affinché la Tradizione di Shankara venga mostrata a chi la chieda per come essa è scritta e per come è commentata da Maestri-Filosofi riconosciuti da quella stessa  Tradizione. Il tutto entro le nostre possibilità e con le limitazioni di chi non è l'Artefice.

 

Tratto e adattato dalla Mailing List Advaita Vedanta