Dal prana creò la fede
“Quello [il Purusha] creò il prana; dal prana [creò] la fede e lo spazio, l’aria, il fuoco, l’acqua e la terra, gli organi, la mente e il cibo; dal cibo [creò] il vigore, l’ascesi, i mantra, i riti, i mondi e il nome [di ogni essere] nei mondi”. (Prasna Up., VI,4).
È interessante esaminare in profondità il senso dell’affermazione “dal prana creò la fede” quale primo elemento immediato della sua manifestazione, precedente perfino l’akasha, o etere, o spazio. La fede è dunque qualcosa che, al pari del prana, permea e sostiene l’intera creazione vivente, come sostrato di tutta l’esistenza. Ma la fede introduce qualcosa di più dinamico ed essenziale ai fini della realizzazione dello scopo ultimo di tale esistenza.
Così Shankara commenta questo sutra: “Quello, il Purusha... creò il prana denominato Hiranyagarbha, cioè lo generò quale sostegno della totalità degli organi di tutti gli esseri viventi, come il sé interiore. Quindi dal prana [creò] la fede, che è la sorgente dell’impulso verso il compimento dell’azione pura per tutti gli esseri viventi; da quello [dal prana] egli fece infine derivare tutti gli elementi grossolani...” (Prasna Upanishad, ed. Asram Vidya, p. 133).
Il prana è dunque sostegno della vita, mentre la fede è l’impulso all’azione pura, ovvero conforme al Principio originante, ovvero il corretto movimento che ci riconduce al Sé.
Fede e prana permeano ogni essere vivente, risiedendo nella sua parte più intima o cuore, e si sostengono vicendevolmente, alimentandosi l’un l’altro e indirizzando, orientando correttamente l’energia verso la meta della ricerca, in quanto elementi costituenti del maestro interiore.