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L’Alba

Il fiume Kaudinya, conosciuto come il redentore dei peccati, costeggia Tiruchuzhi dai lati nord-est e sud-est.

Durante una carestia, il rishi Kaundinya esegui il tapas di Siva e nacque il fiume. Il re di Malva, Somasila, era lebbroso e quando sentì parlare di questo fiume come redentore dei peccati andò a bagnarsi nelle sue acque. Fedele al suo nome, il fiume lo curò dalla lebbra. Così dice la leggenda: La vasca dell’acqua di Tiruchuzhi aveva una caratteristica peculiare. Il livello dell’acqua nella vasca era più alto del livello del suolo della città; nonostante questo l’acqua non straripava mai.

Di fronte al tempio, c’era uno specchio d’acqua noto come Soola tirtham, la leggenda dice che durante l’inondazione il Signore Siva sollevò questo pezzo di terra con il suo tridente salvandolo dall’essere sommerso. Lo specchio d’acqua si sollevò, tutta l’acqua si riversò in quello spazio di fronte al tempio ed il luogo deve il suo nome a di questo specchio d’acqua Tiru (sacro) chuzhi (mulinello, vortice). Il Soola-tirtham è ad est del mantapa; durante il mese di Magha il livello dell’acqua aumentava un gradino alla volta ed al decimo giorno la vasca si riempiva - Siva, dal mantapa dava il suo abhisheka. Poi, naturalmente, il livello dell’acqua calava nei dieci giorni successivi, questo era un fenomeno che si ripeteva a dispetto dell’intensità delle piogge. Il livello dell’acqua qui non ha nulla a che fare con il livello dell’acqua nei pozzi della città, e bagnarsi nelle acque del Soola tirtham curerebbe numerose malattie della pelle.

Sundaram Iyer comprò un appezzamento di terra a nord est della città e lo donò alla popolazione perché servisse come luogo di cremazione.

Nel 1892 Sundaram Iyer si ammalò, Subbu Iyer con i suoi nipoti andarono a trovarlo, e nel giro di quattro giorni morì, aveva quarantasette anni e  fu cremato nel luogo da lui stesso donato.

Sundaram Iyer era ben conosciuto e molto rispettato perfino dai ladri incalliti (way-laying robbers). Lasciò la moglie con quattro bambini, Nagaswami il più grande aveva quattordici anni, Venkataraman ne aveva dodici, Nagasundaram sei e Alamelu era appena una fanciulla.

Dopo le cerimonie Subbu Iyer ritornò a Madurai con Nagaswami e Venkataraman, mentre Alagamma rimase assieme ai due bambini più piccoli e Nelliappa Iyer, fratello più giovane di Subbu Iyer, se ne assunse la responsabilità.

Dopo questa calamità, Nagaswami incomincio a dedicare maggiore attenzione ai suoi studi, ma per Venkataraman non ci fu alcun cambiamento. Oltre ai sui vecchi sport, imparò a nuotare sia nel fiume Vaigai che nella vasca Pillayar, imparò anche a lanciare e ad afferrare un piccolo recipiente pieno d’acqua, come se fosse una palla, senza versarne una sola goccia. Per dilungarsi nei loro giochi di mezzanotte nel fiume Vaigai, i ragazzi coprivano i letti con cuscini per dare l’impressione che stessero dormendo dopodichè, saltavano al di là del muro e scomparivano nell’oscurità circostante. In prossimità del  muro di cinta del giardino accanto, ogni membro del gruppo  lasciava un sasso per indicare che stava andando a Vaigai. I ragazzi giocavano fino alle due o le tre del mattino e poi ritornavano a casa. Un altro dei loro sport preferiti era nuotare nelle acque vorticose del Vaigai durante le piene.

Sin dall’infanzia le parole di Venkataraman avevano una loro autorità. Abdul Wahab, un mussulmano, era il capitano della squadra di calcio dei ragazzi,  un giorno Venkataraman andò a casa di Wahab per esprimergli la sua repulsione al fatto che non era vegetariano. A seguito di ciò Wahab abbandonò l’alimentazione non vegetariana per sempre! e successivamente si ritirò dal suo lavoro di Commissario di Polizia dove aveva prestato servizio nel Dipartimento di Polizia.

Subbu Iyer si trasferì in Chokkappa Naicken street. Per il suo nono standard, Venkataraman si iscrisse all’American Mission High School. Il college era gestito dalla stessa Missione che era nelle sue vicinanze. La vita per lui continuava allo stesso modo, svogliatamente, senza scopo e andava a Tiruchuzhi soltanto durante le vacanze.

Erano circa le 10 del mattino del novembre 1895 e Venkataraman si stava dirigendo verso la scuola quando si imbattè in Ramaswami Iyer, figlio del fratello di Lakshmana Iyer che abitava a Tiruchuzhi. Ramaswami era un suo parente, ma più grande di lui, e Venkataraman con affetto familiare, gli chiese: “Da dove arrivi?" "Da Arunachala" fu la risposta. Il nome "Arunachala" era familiare a Venkataraman sin da quando era piccolo, ma non sapeva dove si trovasse, che aspetto e quale rilevanza avesse. Eppure quel giorno quella parola si mostrò a lui come qualcosa d’importante, un’entità assolutamente beatifica, inaccessibile, autorevole. Era possibile visitare un tal posto? Il suo cuore era pieno di gioia. Arunachala significava la terra sacra, ogni sua particella donava moksha, era onnipotente e pacifica. Era possibile ammirarla?

"Cosa? Arunachala? Dov’è?" chiese il ragazzo. Il parente era meravigliato: “Non lo sai?” e proseguì: “Hai mai sentito parlare di Tiruvannamalai? Quello è Arunachala." Fu come se un palloncino fosse stato punto con uno spillo, il cuore del ragazzo sprofondò.

Venkataraman aveva sentito quel nome infinite volte. Eppure non ne fu mai scosso. Perchè questa volta fu così?

Nessuna agitazione spirituale si era mai mostrata nella vita di Venkataraman fino ad allora. C’erano state volte in cui si era anche preso gioco degli oggetti usati per la pooja, era così irriverente. Adorava Siva regolarmente e visitava il tempio nei giorni sacri come una formalità e non per una spinta interiore.

Una volta, in una notte di festività i ragazzi andarono a Tirupparankundram, erano affamati e la cena doveva ancora essere servita. Stavano gironzolavano intorno alla cucina quando in quel momento il funzionario del tempio uscì per una commissione. I ragazzi aprirono la serratura della porta del tempio, presero tutto il cibo che volevano e se ne andarono in riva al fiume a rimpinzarsi allegramente lasciando lì quel poco che era avanzato poi si lavarono e tornarono indietro per mangiare anche il cibo che ora veniva servito! Il nutrimento era la prasadam dei ragazzi, e normalmente nessuno toccava il cibo prima che che lo stesso venisse offerto alla divinità.

Molto tempo dopo quest’evento Bhagavan disse: "Il cibo fu davvero offerto." è proprio vero! Fu offerto a quello a cui era destinato!

A scuola veniva insegnata la Bibbia, ma Venkataraman non era interessato nemmeno all’insegnamento laico- cosa dire della Bibbia? Eppure come spuntò quell’improvvisa emozione? Qual’era la relazione tra Arunachala e Venkataraman?