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Opere

Durante la sua vita, Sri Ramana ha scritto poco, ma ha rivisto e corretto molti testi preparati dai seguaci che avevano raccolto i suoi dialoghi. Qui sono presentati alcuni degli scritti che possiamo considerare di sua mano perché scritti o corretti personalmente da Lui

Chi sono io? Nan jar?

Bhagavan Sri Ramana Maharshi

Introduzione

"Chi sono io?" è il titolo dato ad una serie di domande e risposte relative alla Ricerca Interiore.

Le domande furono poste a Bhagavan Sri Ramana Maharshi da un certo Sri M. Sivaprakasam Pillai nell'anno 1902.

Sri Pillai, uno studente di Filosofia, era all'epoca impiegato presso il Revenue Department of the South Arcot Collectorate. Durante un viaggio di lavoro a Tiruvannamalai nel 1902, egli arrivò a Virupaksha Cave, presso Arunachala Hill, e qui incontrò il Maestro.

Cercava in lui una guida spirituale, e lo pregò di rispondere alle sue domande sulla Ricerca Interiore. Poiché  Bhagavan allora non parlava, non perché avesse fatto un voto, ma semplicemente perché non aveva inclinazione a parlare, rispose a gesti alle domande postegli, e quando questi non erano capiti, rispose scrivendo.

Come risulta dalle trascrizioni di Sri Sivaprakasam Pillai, ci furono quaranta domande e relative risposte date da Bhagavan.

Cinque versi sul Sé

Questi sono gli ultimi versi composti da Sri Ramana Maharshi.

Furono scritti su richiesta di una devota, Suri Nagamma, autore del libro “Lettere dal Ramanasram”.

Bhagavan li scrisse in Telegu, usando però una forma metrica Tamil, chiamata venba, e quindi li tradusse in Tamil. Poiché già esisteva una composizione di Shankara chiamata 'Atma Paanchakam', Bhagavan decise di chiamare la sua composizione 'Ekatma Panchakam'.

Commento a cura di Bodhananda

1. When, forgetting the Self, one thinks that the body is oneself and goes through innumerable births and in the end remembers and becomes the Self, know this is only like awaking from a dream wherein one has wandered over all the world.

La Ribhu Gita

La Ribhu Gita fu una delle opere spirituali preferite da Bhagavan Sri Ramana. È la sesta sezione dell’opera sanscrita Shiva Rahasya che contiene l’insegnamento che il Signore Shiva dà sul Monte Kailas al Suo devoto Ribhu, che dà il nome alla Scrittura.

Bhagavan Sri Ramana faceva spesso riferimento alla Ribhu Gita nei suoi discorsi. Si dice che abbia detto che chi legge ripetutamente il Capitolo 26 possa entrare spontaneamente nel samadhi, o addirittura nello stato naturale dell’Autorealizzazione. Il primo assistente di Sri Ramana, Palaniswami, ne aveva portato una copia all’attenzione di Bhagavan. In seguito Bhagavan riferì di quanto fosse rimasto sorpreso nel leggere nella Ribhu Gita l’esatta descrizione del proprio stato, e la gioia che provò al sapere che quello stato, che è la Beatitudine del Sé che tutti gli aspiranti ricercano, fosse stato sperimentato da altri.

Upadesha Manjari - Insegnamenti Spirituali

Upadesha Manjari raccoglie le parole di Sri Bhagavan raccolte in tempi diversi da Sri Natanananda. I testo - suddiviso in Insegnamento o Upadesa, Pratica o Abhyasa, Esperienza o Anubhava, Conseguimento o Arudha - è stato pubblicato nel 1934, vivente lo stesso Ramana, pertanto appartiene a quelli corretti e supervisionati con la sua supervisione.

Ramana Gita

Capitolo I - L'importanza dell'assorbimento nel Sé

1 . Nell'offrire i miei rispetti a Maharishi Ramana, Kartikeya in forma umana, io presento i suoi insegnamenti in questo lucido lavoro.

2-3 . Nella stagione fredda, il 29 dicembre dell'anno 1913 dell'era cristiana, mentre tutti i discepoli sedevano attorno lui con mente concentrata, io posi delle domande a lui, Bhagvan Maharishi, per avere per risposta delle conclusioni definitive.

4 . Sarà sufficiente per ottenere la liberazione la discriminazione tra il "Vero" e il "l'Irreale"? O sono necessarie anche altre pratiche?

5 . Per i ricercatori della verità, lo studio critico delle scritture da solo è sufficiente per ottenere la liberazione? O è necessaria anche la pratica spirituale secondo la guida del Guru?

6 . In che modo una persona di "stabile conoscenza" conosce di essere "ciò"? E' a causa della pienezza della sua conoscenza? O perchè è cessata la consapevolezza oggettuale?