Mentale II
Ramana Maharshi
R. Tutti si lamentano della perpetua agitazione del mentale. Che si mettano dunque alla ricerca del loro mentale, e quando lo avranno scoperto, allora comprenderanno. È proprio vero che quando un uomo si apparta per meditare tranquillamente è immediatamente assalito da numerosi pensieri. Tutti i suoi tentativi di dominare questo flusso di marea si rivelano infruttuosi. Se invece perviene a dimorare al centro del Sé, la sua attitudine mentale sarà quella giusta.
Coloro che non possono dimorare nel Sé devono ricorrere al canto (japa) o alla meditazione (dhyana). È come deporre una catena davanti alla proboscide di un elefante agitato. La proboscide di un elefante inattivo è sempre in movimento. Se cammina in città, lancia la sua proboscide in ogni direzione per cercare di afferrare a caso qualsiasi cosa. Dal momento che gli si dà una catena da portare con la proboscide si calma immediatamente. Questa immagine si può applicare al mentale dell’uomo. Dal momento che si mette a praticare il japa o il dhyana, ogni altra attività mentale cessa a poco a poco e il mentale si concentra su un solo pensiero. Facendo questo l’agitazione scompare e regna la calma. Sia chiaro, questo stato di pace non si ottiene senza una lotta a volte molto lunga. Tutti gli altri pensieri devono essere combattuti.