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Arunachala

Informazioni su Arunachala, la montagna sacra.

Ricordi di Arunachala

Henry Le Saux: Spesso ci si interroga su come dovrebbe essere, oggi nel III millennio, un moderno sannyasin occidentale. L’interrogativo sorge quando ci confrontiamo con scritture che, un tempo oralmente, venivano tramandate di Maestro in discepolo, quale che fosse la via della montagna o della foresta. Trascritte recentemente sulle foglie di palma, in occidente sono state interpretate nelle maniere più diverse, da intellettuali, accademici, praticanti e aspiranti, tutti “a condimento” di quelle figure, più o meno intessute di ocra, che per prime ci hanno introdotto alle filosofie e alle mistiche indiane.

Swami Yogananda e Swami Vivekananda fra tutti, ma non possiamo poi dimenticare coloro che, forse meno famosi, tanto hanno lavorato, qui in occidente, spesso in silenzio e senza alcuna platea, affinché l’antico lignaggio upanishadico e vedico avesse una sponda ove approdare e finalmente germogliare per poter, nuovamente, porgere i frutti tradizionali ad occidente ormai dimentico di cosa significasse avere l’accesso diretto ad un Parmenide, un Pitagora, Platone, un Plotino.

Assaggiati questi frutti, è sorta la domanda: come dovrebbe essere un moderno sannyasin occidentale? C’è chi nega, addirittura, la possibilità che un uomo preso dall’occidente, i suoi doveri, le sue distrazioni, possa avere anche solo l’accesso ai sannyasa, altri ritengono che, forse, non è dato ad alcuno, dire come debba o non debba essere.

I Segreti di Arunachala

"Quello è il luogo santo! Di tutti Arunachala è il più sacro. E' il cuore del mondo. Sappi che è il Cuore-Centro Segreto e Sacro di Siva. In quel luogo Egli abita sempre come la gloriosa collina di Aruna "- Skanda Purana.

Quale è la Via della Montagna? La montagna è Arunachala e ci sono due percorsi uno per la cima e l'altro intorno la base.
Arunachala splende come Paramatma, il Supremo Sé manifesto, il Sé di tutte le creature, non solo degli uomini, ma anche degli esseri Celesti. Questo Sé è Bhagavan Ramana che dichiarò, "Annamalai[1] è il mio Sè."

Questo implica che lui è il Sé e non i tre corpi, grossolano, sottile e causale pertinenti ai tre stati di veglia, sogno e sonno profondo, è l’Autoconsapevole Testimone di tutti e tre. In quello Stato Supremo egli è lo schermo sul quale viene proiettato il film dei nomi e delle forme; è anche la luce che Lo rivela e l’essere che lo vede. E' Arunachala, il Sè di tutto. Lo abbiamo visto qui, sulla terra, come Bhagavan Sri Ramana Maharshi il grande tracciatore del sentiero.

La Via della Montagna

“La Via della Montagna” che lo Sri Ramanasramam di Tiruvannamalai sta pubblicando, merita di essere un grande successo, dal momento che il giornale, trimestrale, mira a esporre e preservare l’alto livello spirituale ed intellettuale dell’insegnamento di Bhagavan Sri Ramana Maharshi.

È evidente che la “Montagna” del titolo è “Arunachala” e la “Via” è la Via di Sri Ramana, ovvero il sentiero della ricerca del Sé.

Giri Pradakshina - Camminare attorno alla Collina

La Collina di Arunachala ha l’aspetto di un’unica montagna, con una cima ben visibile da molte prospettive. Allo stesso modo l’insegnamento di Ramana Maharshi è visto da molti indicare l’unica vetta dell’indagine sul Sé con un’enfasi sull’abbandono dell’idea “io sono il corpo”. Allo stesso tempo, come la Collina di Arunachala si rivela essere composta di molti poggi ognuno con la propria cima, anche l’insegnamento di Ramana Maharshi sembra dare importanza a diverse pratiche spirituali. Una di queste pratiche è il cammino attorno alla Collina di Arunachala, per una distanza di circa quattordici chilometri.

Il cammino attorno alla Collina è chiamato Giri Pradakshina. “Pradakshina” indica l’atto di camminare attorno a un luogo sacro in direzione oraria, con la propria destra rivolta all’oggetto di adorazione. “Giri” significa collina; per cui Giri Pradakshina si riferisce al cammino attorno alla Collina di Arunachala. Devaraja Mudaliar riporta in My recollections of Bhagavan:

Tale era la mia indolenza, forse in una certa misura anche a causa del mio orgoglioso senso di superiore saggezza, che considera l’adorazione mentale sufficiente senza la necessità di prove fisiche come camminare a piedi scalzi per otto miglia, che persino dopo essere diventato un residente permanente dell’Ashram non ero solito percorrere il cammino attorno alla Collina tanto di frequente quanto gli altri. Eppure, da quello che avevo visto e sentito, ci doveva essere qualcosa di realmente importante nella Pradakshina. Così chiedevo spesso a Bhagavan se fosse necessario prendersi questo impegno. Quello che segue è un estratto di ciò che mi fu detto da Bhagavan sull’argomento.

“È benefico per tutti fare il giro della collina. Non è neanche importante avere o non avere fede nella Pradakshina, esattamente come il fuoco che brucia chiunque lo tocchi, che ci creda o no, così la collina porterà beneficio a chiunque ne faccia il giro”. Una volta mi disse: “Perché tutte queste domande sull’efficacia del cammino attorno alla collina? A parte qualsiasi altro possibile effetto, ti rimarrà perlomeno il beneficio dell’esercizio fisico”.

Bhagavan pensò che almeno questo sarebbe stato chiaro per la mia ottusa capacità di comprensione. In un’altra occasione mi disse: “Gira una volta attorno alla collina. Vedrai chi ti affascinerà”. Avevo anche visto che chiunque andasse da Bhagavan a dirgli che stava per iniziare la Pradakshina, per quanto anziano o infermo, non ne fu mai, neanche una volta, scoraggiato, al massimo riceveva il consiglio: “Puoi andare piano”.

Oggi sono un convinto sostenitore della Giri Pradakshina come tutti i devoti di Bhagavan, anche se la frequenza con cui la pratico dipende dalla mia età, salute, forza e dallo sforzo che queste possono sostenere.

Nelle “Lettere dal Ramanasramam” leggiamo che Bhagavan disse: “La grandezza di questa Giri Pradakshina è stata descritta in dettaglio nell’Arunachala Puranam’. Il Signore Nandikesa pose a Sadasiva una domanda simile e questi raccontò quanto segue: ’Andare attorno alla collina è benefico. La parola Pradakshina ha un significato particolare. La lettera Pra significa rimozione di ogni tipo di peccato; da significa realizzazione dei desideri; kshi sta per libertà dalle rinascite; navuol dire concedere la liberazione grazie a Jnana (Conoscenza)’. In realtà, è difficile descrivere il piacere e la felicità che si ottiene dalla Pradakshina. Il corpo si stanca, gli organi di senso perdono forza e tutte le attività fisiche sono assorbite all’interno. In questo modo è possibile dimenticare se stessi ed entrare in uno stato di meditazione. Continuando a camminare, il corpo trova naturalmente armonia come attraverso l’uso delle asana. La salute del corpo, quindi, migliora. Inoltre, ci sono molte varietà di erba medicinale sulla collina. L’aria che ne trasporta i profumi è benefica per i polmoni”.

Giri Pradakshina - Camminare attorno alla Collina

 

 

http://www.sriramanamaharshi.org/

part 1

 

part 2

Vivekacudamani

Quando Sri Ramana Maharshi viveva ancora nella grotta di Virupaksha, i sadhu che vivevano sulle pendici di Arunachala, accortisi della sua capacità di leggere il sanscrito, gli portavano i testi della tradizione vedica per farseli tradurre. Fu leggendo questi libri che scoprì che quanto gli era accaduto non era un qualcosa di sconosciuto, ma era stato addirittura testimoniato dagli antichi rishi. Fu allora che il Maharshi acquisì il linguaggio necessario per testimoniare al mondo la sua eccezionale “esperienza” non duale.

Il Vivekacudamani di Shankaracarya è uno di questi testi e Sri Ramana ne curò la traduzione in prosa tamil scrivendo una introduzione che qui viene tradotta dall’originale inglese. “Ogni essere nel mondo ambisce ad essere sempre felice,  ad essere libero dalla schiavitù disindentificandosi dal fenomenico, che non è la sua vera natura. Ognuno ha caro l'amore per se stesso, e questo amore non è possibile in assenza di felicità.

Nel sonno profondo, nonostante si sia privi di ogni cosa, si esperisce la gioia. Tuttavia, a causa dell’ignoranza della reale natura del proprio essere, che è felicità in sé, la gente annaspa nel grande oceano dell’esistenza fenomenica, abbandonando il giusto sentiero che conduce alla letizia, e agisce nell’errata convinzione che la via per essere felici consista nell’ottenere i piaceri di questo e dell’altro mondo.

Inni ad Arunachala

Con l’eccezione di alcuni versi, i Cinque Inni ad Arunachala, "Arunachala Pancharatnam" sono le prime poesie del Maharshi,  scritte intorno al 1914.

"Aksharamanamalai

“La Ghirlanda Nuziale di Lettere” Aksharamanamalai primo e principale tra gli inni ad Arunachala, scaturì dalle preghiere dei suoi devoti-sadhu per avere dei canti di preghiera riconoscibili da cantare durante la questua. Di solito quando i devoti del Maharshi andavano in giro cantando canzoni conosciute, gli abitanti della città sapevano che il cibo era per il Maharshi e donavano grandi quantità di cibo, invece del poco dato ad altri gruppi di sadhu.

La montagna e i suoi simboli

 

La simbologia della Montagna è profondamente radicata in mol­te tradizioni e riporta sempre ai concetti di stabilità, elevazione, centro. È anche il simbolo dell’intera manifestazione nonché dello spazio propriamente umano. La forma grafica del triangolo iniziatico è pure una rappresentazione simbolica del Monte la cui base coincide con la terra, mondo della manifestazione corporea (bhUR), la cima tocca il Cielo, regno del non-manifesto (svaH) e lo spazio intermedio, l’atmosfera, raccoglie il mondo della manifestazione sottile (bhuvaH).

Questa triplice ripartizione, nell’uomo (microcosmo) cor­risponde al corpo, anima e spirito, e a livello macrocosmico prende il nome di mahAnga, o regno di tutta la materialità del Cosmo, mahAt­ma o anima universale e brahAt­ma o regno dello Spirito Divino. Ordinariamente l’uomo vive ai piedi della Montagna immerso in una realtà densa, frazionata, di di­spersione e lontano dalla perfezione. Proprio come nel dantesco “nel mez­zo del cammin di nostra vita” egli si ritrova in una selva oscura senza riuscire a scorgere la giusta via.

La Mitologia di Arunachala

Un venerabile Brahmino, conoscitore delle antiche tradizioni, uno dei più vecchi devoti del Maharshi, ci narra i racconti sul simbolismo e sulla mitologia di Arunachala. Si vedrà come queste storie, apparentemente fantastiche, hanno un preciso significato simbolico. Sri Arunagiri Yogi sempre splendente come il Dio Supremo indossa tutti i segni della supremazia: tre linee di cenere sacra, il punto del tilak sul suo sopracciglio, una splendida ghirlanda al collo, il re di serpenti avvolto intorno al collo e la mezzaluna crescente sulla sua testa. 

Riferiremo come l'autorisplendente, Arunadri, è apparso sulla terra e come la storia è stata raccontata dallo stesso Siva a Gnana Sambanda, un grande poeta e santo Tamil.

Canto le lodi di Arunachala, l'Essere Unico, accompagnato da Unnamulai, lei dal cuore senza macchia, chiamata anche Uma. Gnana Sambanda, il Santo bambino, vide un venerabile vecchio Brahmino raccogliere fiori dal ciglio della strada e gli chiese, cortesemente, da dove veniva e che stava facendo.

La Gloria di Sri Arunachala

(Sri Arunachala Mahatma)1

Nandi 2 disse:

Questo è il santo luogo! Di tutti Arunachala è il più sacro!

E’ il cuore del mondo! 

Conoscilo come segreto e sacro Cuore-centro di Siva!

Egli dimora sempre in quel luogo come il Glorioso Colle Aruna!

Quel giorno in cui l’antico e meraviglioso linga di Arunachala si manifestò è l’asterismo di Ardra nel mese (Tamil) di Mrigasira.

E il giorno in cui Visnu e gli altri dei veneravano il Supremo che emergeva dall’effulgenza è il giorno del ‘Maha Sivaratri.’