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La Tradizione dell'Advaita

L'Advaita è la filosofia - se così si può chiamare- che fu insegnata da Sri Ramana attraverso la sua vita e attraverso le sue "opere". Advaita come verità, significa "non dualità"; Come filosofia, si può rendere come "non dualismo".

Ciò non significa che la filosofia in questione sia un sistema chiuso, perché non è un sistema filosofico. Essa indica l'esperienza plenaria della non dualità, che sta al di là delle costruzioni del pensiero. Sebbene il pensiero sia utile, in quanto può dirci che cosa la realtà non è, la realtà stessa non può essere imprigionata entro i suoi confini. Ciò che abbiamo chiamato esperienza plenaria è l'Io non duale dove non vi sono distinzioni. Sri Ramana "acquisì" o meglio scoprì questa esperienza senza studi formali. I libri che egli lesse più tardi servirono solo a confermare la sua esperienza dell'Advaita.

L'Advaita come tradizione, si può far risalire ai Veda e alle Upanishad. In alcuni inni vedici, che hanno argomento metafisico, la Realtà suprema è chiamata "l'Unico Essere" (ekam sat), "Quell'Uno" (tat ekam), ecc. La dottrina dell'Uno trova una chiara esposizione nelle Upanishad che costituiscono il Vedanta la Fine dei Veda. I termini spesso impiegati nelle Upanishad per designare l'Unico Essere sono Brahman ed Atman Brahman, che è la base dell'universo, proclamato identico ad Atman. "Qui non vi è alcuna pluralità "dice un testo upanishadico, e soggiunge: "Dalla morte alla morte va colui che vede la pluralità qui, come se ci fosse" .

I pochi

Nessun ragionamento può penetrare la mente chiusa.

Lasciata la verità brillare, risplendere come il sole.

Accovacciati nel loro angolo oscuro,
essi vogliono trovare qualche tremolante candela,
fino al compimento del giorno della vita.
Anche se noi cantiamo come angeli nelle loro orecchie
loro non vogliono ascoltare.

Solo quelli nelle cui orecchie abita il presagio,
maturato, sebbene schiacciato e negato,
saluteranno il rintocco delle campane d’oro
e accoglieranno la verità quando tutti la deridono.
Che riescono a vedere un debito posto su essi
e che nessuno vuole adempiere.

Io e il Padre siamo uno

Ma chi è questo “Io”?

Non certamente l’io che si preoccupa di quel che la mattina arriverà con la posta, che nutre simpatia per una persona e antipatia per un’altra, che pianifica il futuro e rimugina sul passato. Io non voglio sollevare la questione se sia giusto o sbagliato fare queste cose, ma, solo, affermare che la persona che fa queste cose non è Uno con il Padre. Tutti riconoscono ciò perché, superficialmente, dicono che non sono Uno con il Padre perché lo fu solo Cristo. Ma ciò che è veramente superficiale è che lo considerano come un mero accidente di nascita, così come una persona può essere nata figlio di re e altri no, e non c’è nulla che possiate fare. Se fosse così potrebbe, Cristo, averci detto di fare qualcosa e cioè: essere perfetti come il nostro Padre che è nei cieli?

Non-dualità nelle tradizioni Vediche e Bibliche

I. La Tradizione Vedica

I Veda sono le sacre scritture degli Induisti e le Upanishad sono l’apice della ricerca Vedica alla Verità o Realtà. Le Upanishad rivelano l’esperienza di Dio nella quale una persona può affermare “Io sono Brahman,” o “Io sono Dio,” è un esperienza non-dualistica (advaita) o ontologica non-dualità. La tradizione Vedica rivela una crescita progressiva della relazione divino-umano in quattro stadi: relazione attraverso opere poetiche (Samhitha), relazione attraverso rituali e offerte sacrificali (Brahmana), relazione attraverso meditazioni nella foresta (Aranyakas) e infine autorealizzazione (Upanishad).

Le Upanishad parlano di quattro livelli di coscienza, i quali mostrano la crescita progressiva nella relazione divino-umano: coscienza di veglia, coscienza di sogno, coscienza di sonno profondo e di Thuriya, che significa il quarto. Nella coscienza di veglia ci si identifica con un corpo fisico e si vive per soddisfare i propri desideri fisici e le proprie ambizioni.

Il Sentiero della Conoscenza nel Cristianesimo

Meditazione Contemplativa con le Scritture

Il Cristianesimo ha sviluppato quasi del tutto, come bhakti-marga (sentiero della devozione), una religione di culto dualistico e di devozione. L’insegnamento di Joel Goldsmith è un eccezionale ricordo che include la possibilità di jnana-margaE’ anche un’illustrazione della verità che jnanamarga, il ‘sentiero della conoscenza’ , non implica filosofia o erudizione ma è tanto semplice quanto profondo. Se alcuni seguaci del Maharshi, orientati a considerare allo stesso modo jnanamarga e l’autoindagine, trovassero il metodo di Joel Goldsmith concentrare su insoliti testi biblici, ricorderanno che è molto vicino all’uso dei Mahavakya segnalati da Shankaracharya.

Vegetarianismo

Il Bodhisattva desideroso di coltivare la virtù dell’amore, non dovrebbe mangiare carne, per non causare terrore agli esseri viventi. Quando i cani vedono, anche a distanza, un paria, che ami mangiare carne, sono terrorizzati e pensano: 'Sono portatori di morte e ci uccideranno!' Anche gli esseri più piccoli che vivono sulla terra, nell’aria e nell’acqua, hanno un senso molto fine dell’odorato e scoprono a distanza l’odore dei demoni nei mangiatori di carne, e fuggono il più velocemente possibile dalla morte che li minaccia.- Dal Lankavatara Sutra.Ci sono benefici derivanti dal non mangiar carne?O forse la questione andrebbe posta diversamente: ci sono danni derivanti dal mangiar carne?

Un Maestro aggressivo

Cristo fu un maestro aggressivo. Verbalmente contraccattava duramente quando era attaccato. Non si può certo dire che "Gesù era garbato, docile e mite". Il suo metodo era sempre di una vivace reazione per mettere l'attaccante sulla difensiva. Quando Buddha, con pochi discepoli, una notte sostò presso una casa di riposo e udì un sadhu, che si trovava lì, pontificare contro lui e i sui insegnamenti, né intervenì e né permise ai suoi discepoli di farlo. Questa magnanimità ebbe un effetto tale che l’attaccante divenne un suo discepolo. Quando era insultato rispondeva mitemente; dato che rifiutava di attaccare  l’insulto, il quale tornava indietro su chi lo aveva pronunciato.

Non gettare le tue perle davanti ai porci

Che cosa sono le perle e chi sono i porci?
In una religione può anche non essere esplicitamente detto che ci sono verità esoteriche che devono essere rivelate solo ai genuini ricercatori e non al pubblico. C’è una tendenza moderna che vuole che la democrazia sia estesa anche alla conoscenza e che i segreti siano rivelati a tutti; ma si vuole veramente tutto? La teoria della relatività di Einstein è aperta a tutti, ma quanti la studiano? Si può dire che c’è una differenza, fra quel tutto che si vuole, e l’ingiunzione di Cristo che implica una deliberata restrizione della conoscenza; attualmente, comunque, la differenza non è così grande, dal momento che l’abilità di comprendere e di seriamente desiderare di seguire, sono le sole qualificazioni per la spiegazione.

Siate dunque perfetti come il Padre che è nei cieli è Perfetto

Una delle perle nascoste a cui ho alluso nel mio articolo di aprile del 1964, uno di quei detti di Cristo che i moderni cristiani ignorano, è l’ingiunzione ai suoi discepoli di essere perfetti come Dio è perfetto. Ma quel che è peggio è che non solo essi ignorano questa possibilità ma la negano, con ciò rivelando un presuntuoso disaccordo con il Maestro che affermano di seguire. Non c’è una ingiunzione più fondamentale di questa nell’intera Bibbia, perché è l’ingiunzione di realizzare la Suprema Identità. Come si può essere perfetti senza essere Uno con il Padre?